La rivalutazione delle pensioni per il 2023
L’adeguamento sarà pari al 7,30 percento
La rivalutazione delle pensioni per il 2023
a cura di Fabio Venanzi
23 Gennaio 2023
L’adeguamento sarà pari al 7,30 percento, come previsto dal dm 10 novembre 2022, ove si è stabilito che l’adeguamento all’inflazione delle pensioni da gennaio 2023 avvenga, in via provvisoria, con l’applicazione di tale tasso. Il conguaglio definitivo sarà effettuato all’inizio del 2024.
Per il 2022, la rivalutazione provvisoria era stata effettuata nella misura dell’1,70 percento mentre il valore definitivo era risultato pari all’1,90 percento. Tuttavia, l’erogazione del differenziale è avvenuta tra ottobre e novembre 2022, al fine di anticiparne la disponibilità ai pensionati, per far fronte agli effetti negativi dell’inflazione.
Il 115/2022 aveva previsto per i mesi di ottobre, novembre e dicembre 2022 (oltre alla tredicesima mensilità) una rivalutazione “aggiuntiva-una tantum” del 2 percento per i trattamenti pensionistici lordi non superiori a 2.692 euro mensili.
Per il 2023, la perequazione delle pensioni torna ad essere attribuita a fasce, a differenza dello scorso anno quando il Legislatore aveva scelto il meccanismo a scaglioni. L’adeguamento sarà pieno, al 100 percento, per importi di pensione fino a quattro volte il trattamento minimo. Considerato che il valore definitivo, per il 2022, è stato calcolato dall’Inps in 525,38 euro lordi mensili (cfr. circolare n. 135/2022), la perequazione intera sarà riconosciuta per importi di pensione fino a 2.101,52 euro lordi mensili. Per importi superiori e fino a cinque volte il trattamento minimo (2.626,90 euro), l’adeguamento sarà limitato all’85 percento (corrispondente al 6,205 percento). Per importi superiori, e fino a sei volte il trattamento minimo (3.152,28 euro), la perequazione sarà pari al 53 percento (3,869 percento). Si ferma al 47 percento (3,431 percento) nel caso di pensioni superiori a sei volte e fino a otto volte (4.203,04 euro) il predetto trattamento. Si riduce al 37 percento (2,701 percento) per importi superiori a otto volte e fino a dieci volte (5.253,80 euro) per attestarsi definitivamente al 32 percento (2,336 percento) per importi superiori a detto ultimo limite. Come di consueto, viene altresì garantito, per le pensioni superiori alle predette soglie ma inferiori alle stesse aumentate dell’inflazione, l’aumento in misura piena fino a concorrenza dei predetti limiti maggiorati.
Nel 2023, il massimo beneficio lo conseguono i pensionati con importo di pensione compreso tra quattro e cinque volte il trattamento minimo. Infatti, nella ipotesi in cui avessero un assegno di 2.626,90 avrebbero un incremento di 163 euro lordi mensili.
Una ulteriore misura è stata inserita nella Legge di bilancio 2023, al fine di contrastare gli effetti negativi delle tensioni inflazionistiche registrate e attese per gli anni 2022 e 2023, per le pensioni di importo pari o inferiore al trattamento minimo Inps (525,38 euro). Per queste categorie, viene riconosciuto – oltre all’incremento provvisorio del 7,30 percento – un ulteriore aumento transitorio pari a 1,50 punti percentuali per l’anno 2023, portando l’assegno minimo da 563,74 euro a 572,20 euro lordi...