La riapertura dei servizi semi-residenziali per disabili: piani regionali e riflessi sui territori.
il via alla riapertura delle attività semi-residenziali per le persone con disabilità
La riapertura dei servizi semi-residenziali per disabili: piani regionali e riflessi sui territori.
di Emilio Gregori e Cristina Rubis, Synergia (Milano)
23 Giugno 2020
Con l’art 8 del DPCM 26 aprile 2020, si dà il via alla riapertura delle attività semi-residenziali per le persone con disabilità. Queste vengono riattivate secondo dei piani territoriali adottati dalle regioni e assicurando, con eventuali protocolli specifici e dispositivi di prevenzione, la tutela degli utenti e del personale. Analizzando i piani regionali sono ravvisabili cinque approcci che comportano riflessi diversificati per gli enti locali (Comuni e Ambiti territoriali) e gli enti gestori.
La prima tipologia di approccio è quello seguito dalla Regione del Veneto, che con provvedimento del 12 maggio 2020 ha consentito la riattivazione dei servizi semi-residenziali a partire dal 18 maggio 2020. Sono state definite delle linee guida dettagliate per la creazione di protocolli più specifici a livello territoriale. Il documento di piano tocca elementi come i principi generali, le azioni da attivare, il modello organizzativo a cui fa seguito un modello di monitoraggio e controllo, il trattamento economico dei soggetti gestori e le misure di igiene e prevenzione.
Le indicazioni devono essere attuate dagli enti gestori successivamente alla fase di coprogettazione che avviene tra l’ente gestore e l’azienda sanitaria locale. Durante la progettazione si elaborerà un piano organizzativo di azione che dovrà essere proposto dall’ente gestore e validato dall’azienda sanitaria locale.
Il punto centrale di questo modello è, dal punto di vista della presta in carico, il mantenimento di una forte relazione tra gli utenti: si vanno a instaurare piccolissimi gruppi di utenti, puntando alla creazione di legami forti, quasi familiari, grazie anche al coinvolgimento attivo delle famiglie di provenienza degli utenti. Ciascun gruppo viene tenuto lontano dagli altri, garantendo dunque legami strettissimi all’interno del singolo gruppo e una separazione tra gruppi.
Per quanto riguarda il modello Toscana, esso viene raccolto nella delibera della giunta regionale n 571 del 4 maggio, la quale prevede due tipologie di dispositivi: un protocollo regionale, che si applica per tutti i servizi da un lato e accordi tra le strutture semi-residenziali, e le società della salute a livello locale.
Il protocollo si articola in primo luogo sulla tempistica, dove la regione Toscana ha inserito la data di riattivazione dei servizi (18 maggio) e la data entro cui i servizi devono essere riattivati nella normalità (1 giugno). Vengono specificate anche disposizioni relative agli ambienti, nonché alla frequenza degli utenti nei servizi semi-residenziali, la quale si articola su elementi come il trasporto, la permanenza nel centro e l’ingresso nella struttura. Determinante è il mantenimento di piccoli gruppi e del distanziamento sociale. Per quanto riguarda il personale, si danno disposizioni per gli operatori, con regole relative ai test sierologici e alla formazione dei rischi per il lavoratore. Viene ribadita la necessaria...